Claudia che raccoglie la sabbia

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Wed 29 March 06

Figli di un dio minore

Ieri sera ho guardato Figli di un Dio Minore. Mi piaceva rivederlo, dopo quasi 20 anni, alla luce di quanto ho letto (soprattutto nel libro di Sacks "Vedere Voci") sul linguaggio dei segni, in contrasto col metodo orale imposto sui sordi, che sembra andare per la maggiore nell'istruzione di questi ultimi. In effetti, per una appassionata di lingue come me, è stato interessante. Ho anche imparato a dire "ho bisogno di te" in ASL oltre al classico (e più semplice) "ti amo".
Il film però ha una complessità ben maggiore. La protagonista si rifiuta sia di parlare che di leggere le labbra, fingendo di non saper fare per nulla quello che non "è brava a fare". Preferisce avere un lavoro solitario e senza prospettive, isolandosi dal resto del mondo , piuttosto che misurarsi con chi forse non la capirebbe, non l'accetterebbe o, peggio, la prenderebbe in giro. E ciò è comprensibile. Anche nella relazione con l'uomo di cui si innamora (ricambiata), insegnante di vocalizzazione nella scuola per sordi dove lei è inserviente, la ragazza porta questo rifiuto, prima ignorando qualsiasi messaggio da parte di lui che non sia in ASL, poi allontanandosi da lui e accusandolo di non accettarla per come è, visto che lui, a volte, manifesta il desiderio di ascoltare la sua voce o provare a capirlo quando parla. Il finale è aperto; i due, che si amano davvero, si riavvicinano ma la soluzione non viene messa in scena.
Lei è arrivata ad essere com'è a causa della sua condizione ma soprattutto a causa di ciò che le è accaduto nel mondo dei "normali"; e va bene. Ognuno di noi, purtroppo, ha un carico di handicap, magari meno evidenti, che si porta appresso nel relazionarsi con gli altri, dovuti ad eventi o a rapporti passati. Ma lui non è semplicemente "un altro", è l'uomo che ama. E lui si sforza, per quanto a volte maldestramente, di comunicare con lei nel modo che LEI ha scelto. Ma se lei non ha colpa per la sua sordità e il suo mondo di silenzio va capito e rispettato, e in qualche modo condiviso, nemmeno lui ha colpa di vivere in un mondo di suoni e di provare emozioni che sono anche portate o mediate dai suoni, e anche questa condizione andrebbe capita, rispettata e in qualche modo condivisa da lei. Mentre fanno l'amore lui le dice qualcosa tipo "Ho bisogno di sentire la tua voce". Lei si arrabbia. Ma non credo abbia ragione di farlo. Lui non le chiede di cambiare, le chiede solo un segno. Un regalo. Lei continuerà ad essere beata con la testa sott'acqua in piscina e lui ascoltando Bach.
Tutti dobbiamo imparare.
19:05:10 - Claudia - categoria: spunti  

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