Claudia che raccoglie la sabbia

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Sun 26 June 05

Genographic

Solo un link in questo post legato ad un documentario appena visto. Da esplorare per riflettere https://www5.nationalgeographic.com/genographic/
22:36:21 - Claudia - categoria: spunti  

Wed 22 June 05

Vergogna - e non a me questa volta!

Riporto qui testi di commento alle tracce per la prima prova di stamane, raccolte in due mail spedite da un mio collega e che sottoscrivo pienamente!!!!
Vergogna, vergogna, vergogna, abbiamo un governo di merda e una ministra dell'istruzione che puzza più di tutti!!!!

Una lettera degli insegnanti
"Figli di un dio scolastico minore"
Polemico "ringraziamento" al ministro dell'Istruzione

"Figli di un dio scolastico minore". Hanno scelto di chiamare così i loro studenti, i professori dell'Istituto Professionale per le Arti Grafiche Pavoniano Artigianelli di Milano, nella lettera di "ringraziamento" al ministro dell'Istruzione Letizia Moratti, inviata oggi a Repubblica.it. Un "ringraziamento" polemico, "a nome dei loro studenti e forse rappresentando tutti tutti gli alunni di Istituti Tecnici e Professionali di Italia", per i titoli scelti dal ministro nella prima prova scritta della maturità. "Testi di complessità e profondità del tutto estranee ai percorsi scolastici" dei loro studenti - si legge nella lettera - e per questo tali da non dare ai ragazzi "la possibilità di dimostrare le loro conoscenze, capacità e
ricchezza". Ricchezza, che ricordano i docenti "non è di più, né di meno, ma è solo
diversa da quella che si ha al Liceo".
Pubblichiamo qui di seguito il testo integrale della lettera inviata a Repubblica.it.
"A nome dei nostri alunni maturandi 2005, e forse rappresentando tutti gli alunni di Istituti Tecnici e Professionali di Italia (70% della popolazione scolastica) desideriamo ringraziare il Ministro della Pubblica Istruzione per aver dato anche a loro, figli di un dio scolastico minore, la possibilità di dimostrare attraverso la prova di Italiano le loro conoscenze e le loro capacità.
Dante non è nel programma dei Professionali; il tema sulla guerra fredda presenta testi di complessità e profondità del tutto estranee, perché non raggiungibili, al nostro ordine di studi; il tema di ordine generale, da sempre rifugio di chi "non ha studiato" è talmente poco generale da chiedere una riflessione sulla statura morale e intellettuale di uno scienziato, icona del nostro tempo, ma assolutamente estraneo
ai percorsi scolastici tipici.
Ci chiediamo perché questi ragazzi debbano essere posti di fronte ad una prova, così enfatizzata in tutta la loro carriera scolastica, e trovarvi ostacoli che non hanno strumenti per superare; perché farli sentire inadeguati, perché costringerli ad una prova banale, perché non dare loro argomenti su cui dire e mostrare la ricchezza che hanno dentro. Che non è di più, non è di meno, è solo diversa da quella che si ha al Liceo.
Gli insegnanti della Commissione Interna dell'Istituto Professionale per le Arti Grafiche Pavoniano Artigianelli di Milano (22 giugno 2005 - Corriere Della Sera)

Il mio imbarazzo aprendo la busta
Devo esternare il mio sdegno: mi chiamo Marina Donarelli e insegno italiano e storia in un istituto professionale!
Stamane, quando ho aperto la busta contenente il plico della prima prova, mi sono sentita in forte imbarazzo, mentre gli sguardi interrogativi e ansiosi di tutte le mie allieve erano rivolti su me: erano state escluse a priori dalla possibilità di svolgere la TIPOLOGIA A della prova d'esame di italiano.
Mi chiedo e chiedo: il nostro Ministro (o la nostra Ministra, per essere moderni) conosce i programmi del quinto anno, comuni ai vari corsi di studio? Se sì allora avrebbe dovuto sapere che Il Paradiso di Dante non è nel programma del quinto anno dei professionali (e nemmeno del quarto), mentre in tutte le scuole nell'ultimo anno si studia sicuramente la letteratura del Novecento!
Da qui la mia domanda: perché escludere questa parte di giovani o peggio, perché ignorarla? Nei professionali per ora ancora si sostengono gli esami di Stato: è democratico e legittimo quindi che gli studenti vengano messi tutti nella condizione di poter scegliere anche di cimentarsi nell'analisi di un testo letterario!! La mia amarezza più grande è stata quella di constatare come le mie alunne abbiano
reagito di fronte alla cosa: senza risentimento, senza proteste, ma come un fatto quasi normale, insito nelle cose della vita: è a questa accettazione che stiamo educando i nostri giovani?

Insegnante sempre più delusa : Cosa c'entra Dante col Professionale?
Anche a nome degli altri insegnanti di lettere dell'Istituto Professionale "Pessina" di Casatenovo (Lecco) esprimo il mio profondo disagio rispetto alla scelta ministeriale di proporre, come testo letterario per la prima prova dell'Esame di Stato, un canto del Paradiso di Dante. Come dovrebbe essere noto, Dante non rientra nei programmi degli Istituti Professionali e anche negli Istituti Tecnici viene affrontato in terza.
Siamo di fronte, quindi, a due possibilità: incompetenza (al Ministero non sanno questa cosa, che di fatto esclude da una delle prove più dei due terzi dei candidati); deliberata provocazione (lasciate la Letteratura ai Licei).
In entrambi i casi, la frustrazione di chi ha lavorato per due anni con i propri studenti e vede vanificato il proprio lavoro (anche futuro?) é davvero fortissima.
Fabio Luini anche a nome dei professori Daniele Zangheri e Francesco Raspa

Temi solo per i licei
Sapevo che questo governo è formato da gente incapace, ma la Moratti li supera tutti, propone delle tracce, esclusivamente per licei classici e scientifici , non tenendo conto che in Italia esistono anche gli Istituti Tecnici professionali e commerciali. Un ministro serio si dovrebbe dimettere, ma forse chiedo troppo, la sua preparazione professionale nel settore scolastico è probabilmente molto scarsa.
Un padre deluso.
Cavallaro Domenico

Dante, una provocazione
Alle giustissime osservazioni sulla funzione discriminante fra scuole di diversi ordini che ha un compito su Dante all'esame di stato, vorrei aggiungere l'informazione che da moltissimi anni, in moltissimi licei italiani, è invalsa la prassi di destinare lo studio delle tre cantiche della Commedia al primo anno del
triennio. E questo per diversi motivi: per restituire agli studenti un'idea compatta e unitaria dell'opera (che senso ha infatti leggere l'Inferno e rimandare il Paradiso a due anni dopo?); per radicare l'opera nel periodo storico in cui è stata composta, che è appunto oggetto di studio in varie discipline in quello stesso anno scolastico (storia, arte, filosofia). La tradizione della Commedia in tre anni può anche favorire una maggiore ampiezza dell'antologizzazione, ma sicuramente allontana da una profonda comprensione di Dante, privilegiando l'apprezzamento di valori decontestualizzati o ricontestualizzabili correttamente con molta difficoltà. Quindi giudico provocatoria la proposta dell'argomento dantesco, che non tiene conto nemmeno della realtà dei licei, ma sembra quasi voler negare pratiche didattiche
autorizzate dalla libertà attuale e giustificate da serie ragioni epistemologiche e didattiche. Ribadisce invece una vecchia tradizione (che del resto era ripresentata anche in una delle tante bozze circolate degli OSA di italiano) e costituisce un significativo arretramento rispetto alla spinta novecentesca degli ultimi anni, giustificata sia dalla circolare Berlinguer sulla storia (e di conseguenza la cultura) del Novecento, sia dai programmi di studio degli istituti professionali.
Laura Carotti
(22 giugno 2005 - La repubblica)
19:43:24 - Claudia - categoria: spunti  

Sun 05 June 05

Iceman

Cerchiamo di scrivere qualcosa di diverso dai soliti pensieri sconnessi su di me; forse ho esagerato in questo periodo.
Dopo 5 sere di fila di uscite (belle) e giornate lavorative abbastanza pesanti oggi me la sto prendendo comoda. E mi sono guardata su BBC il documentario sull'uomo di Similaun, Iceman appunto, trovato sulle montagne tra Austria e Italia nel '91. Credo fosse una parte soltanto di vari documentari e che fosse abbastanza vecchio, però non meno affascinante, anche perché non sapevo molte cose.
La cosa che mi ha colpito di più è stata la descrizione dell'equipment che portava quest'uomo, soprattutto il fatto che il manto, parte dello "zaino" e il rivestimento interno delle scarpe fossero d'erba!
Impressionante anche vedere quante discipline diverse vengano coinvolte nella ricerca. Archeologia, botanica, chimica, fisica... Tutte concorrono, talvolta integrandosi talvolta contraddicendosi, a creare un'immagine di quest'uomo nonché del periodo, dell'ambiente e della società in cui viveva. Se fosse stato solo per gli archeologi per esempio la datazione sarebbe stata posteriore; pensando che l'ascia fosse di bronzo, ritenevano fosse morto circa 4000 anni prima, durante l'età del bronzo appunto. La datazione tramite carbonio 14 invece ha stabilito la morte dell'uomo ad almeno 5300 anni prima, situandolo in pieno neolitico. Studi più approfonditi sul metallo dell'arma poi hanno accertato che era rame, e l'uso del rame, benché diffuso soprattutto subito dopo il neolitico e prima del bronzo, poteva già essere ai suoi albori allora.
Che bello lavorare così... Gli intervistati facevano trasparire quell'entusiasmo, quel "gut feeling" che è indispensabile insieme agli studi specialistici e ad un'infinita pazienza.
Probabilmente non avrei mai potuto arrivarci io, perché ho il gut feeling ma non la tenacia nello studio né la pazienza.... Però un bel campo archeologico mi piacerebbe proprio farlo!
15:20:29 - Claudia - categoria: spunti  

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