Claudia che raccoglie la sabbia

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Thu 08 May 08

Words Words Words

Non è facile tornare a scrivere dopo oltre un mese; è un po' come quando non si vede o sente qualcuno da molto tempo e la procrastinazione è data non solo dalla mancanza di tempo ma anche dalla fatica delle scuse...
Re-inizierò con qualcosa di non troppo personale, comunque; un libro.
Ho finito di leggere ieri sera Words Words Words di David Crystal, eminente linguista e autore inglese che, nella sua lunga carriera, ha saputo fare divulgazione rigorosa su lingua e linguaggio. Ha raccontato al pubblico non accademico della storia e del funzionamento dell'inglese (The English Language) e della sua diffusione e differenziazione nel mondo (The Stories of English); ha raccolto, in un densissimo ma godibilissimo compendio, molto di quanto si sa sui linguaggi non solo verbali (The Cambridge Encyclopoedia of Language); ha spiegato ai curiosi come funziona e che senso ha la grammatica (Rediscover Grammar e Making Sense of Grammar) ma anche come piegarla per giocarci (Language Play) - e questo è tanto per nominare i libri che conosco io.
Nell'ultimo letto, Crystal celebra la ricchezza e la diversità del lessico inglese, partendo da come impariamo e immagazziniamo le parole per arrivare a come ne plasmiamo di nuove, ne cambiamo il significato, ci divertiamo con esse. In effetti rende onore non all'accademia ma a chi AMA le parole senza che ci sia un perché e si fa esaltare dalla loro storia, dalle loro parentele o dallo scoprirne di nuove o bizzarre.
"Wordsmithery - or lexycology, as linguists call it - is a fascination that demands regular and repeated treatment" (La perizia nelle parole - o lessicologia, come la chiamano i linguisti - è una fascinazione che necessita di regolari e ripetute terapie). Come a dire - forse non serve a niente ma che bello, che bello, che bello...
Un libro così è quanto di più lontano si possa immaginare da un approccio "alla Crusca" - non c'è rigidità accademica, distanza voluta dal lettore, non c'è puzza sotto il naso. Non c'è condanna di ciò che alcuni considerano scorretto o degenerato, non ci sono ricette per "parlare bene".
Il libro è come se fosse una massiccia dose di ... piacere ...
E per chi non ne ha abbastanza, tutta la parte finale contiene suggerimenti per averne sempre di più, suggerendo come calcolare il "volume" del proprio lessico passivo e dove trovare (in siti e libri) altre notizie, altre ... dosi....
Non so cosa darei per trovare una controparte italiana, ma ho l'impressione che sia un'impresa non facile.
I libri degli accademici sono per accademici, interessanti forse ma spesso noiosi se non spocchiosi (oltre che costosi e in formati molto poco friendly.... ). Esiste forse qualche libro più divulgativo, scritto però da giornalisti più esperti nell'uso che nell'analisi approfondita.
Trovo che la bellezza di libri come questo sia che la divulgazione non è banalizzazione; nella sua comprensibilità e godibilità è percepibile la profondità dello studio che sta sotto e dell'insegnamento che se ne riceve.
Non ho mai visto David Crystal dal vivo, ma me lo immagino anziano signore inglese un po' sgarrupato, altrettanto a suo agio e "in sintonia" tra gli amici al pub, in famiglia o in mezzo a un gruppo di linguisti di spicco, con l'occhio vispo e l'orecchio teso a cogliere qualcosa in più-
Per concludere su una nota scanzonata e ... scatologica... mi piacerebbe sapere quale professore universitario italiano metterebbe in evidenza come sia la parola "science" che la parola "shit" abbiano la stessa origine. La radice indeuropea *skei- (dividere, separare) infatti è alla base della prima (nel senso di "separare una cosa da un'altra" - evidente anche in parole come "skill", scisma, coscienza...) ma anche della seconda (nel senso di "separare gli scarti dal corpo"). Bellino, no?
15:47:15 - Claudia - categoria: spunti  

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