Keith 15/9/60 – 19/4/24

Da poche ore ho avuto una notizia devastante. Un terribile incendio nella sua casa di Franklin Road a Oxford ha ucciso il nostro amico Keith. Sembra talmente incredibile che non riesco nemmeno a piangere.

La mente si riempie dei ricordi di 45 anni. Le prime volte che vidi lui e Paul, Peter e David alle disco del Rye St Antony e in piscina, nell’estate del 1979, quando si fidanzò con A. La volta che, a Pasqua dell’80, mi precipitai fino a Villa Olmo in bici per salutare lui e A. durante la sua prima visita a Como. La volta che incontrò mia nonna e le disse che era appena stato a trovare degli amici in sud Italia dove ci sono “tanti terroni.. ah no… terreni… be’ anche terroni” (senza alcuna offesa per nessuno, naturalmente). Le tante volte che mi ha portato in giro con la sua macchina scassata, sempre pieno di iniziative e di idee (pur a volte bislacche). Una parte delle vacanze di Natale del ’96 passate a casa sua, quando lui era peraltro partito per la Giordania dopo solo un giorno. La sua casa sempre stracolma di cose, tanto che nemmeno trovava il biglietto aereo, quella volta. La sua mamma che, sempre durante quella vacanza, si lamentava che andava in giro a fare i lavoretti ad altri ma mai i suoi e si era quindi accordata con una sua amica (nella stessa situazione) per fare uno scambio di figli. Quella cena con l’amica algerina, in una serata in cui si parlavano tre lingue (inglese, italiano e francese) e ogni tanto ci si confondeva per quale si dovesse usare con chi. La volta che siamo andati a un ristorante indiano a Londra consigliatomi dalla mia famiglia londinese e ci meravigliavamo di quanto fossero open-minded, visto che tutti i camerieri erano cinesi… salvo scoprire che aveva mantenuto il nome ma cambiato gestione ed era ora un ristorante cinese. La volta che presentò a me e V sua moglie e sua figlia (foto, 2013), ma ci fece aspettare circa due ore prima di arrivare all’appuntamento alla British Library, senza peraltro farsi problemi. Le ultime volte che ci siamo visti a cena al pub con V e Paul nel 2015 e nel 2017, e non c’era mai verso di riuscire a pagare. Non sembra possibile davvero che non ci potrà più essere nulla di tutto ciò. 

Era un uomo estroso, di grande intelligenza, un po’ pazzo, di una generosità incredibile, incapace di stare su dei binari troppo dritti ma mai impaurito dai cambiamenti e sempre pronto a reinventarsi. Che la terra gli sia lieve. 

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