Compassion

Grazie a tutto ciò che sto leggendo in questo periodo (in particolare su The School of Life e in “Taking the Leap” di Pema Chödrön), sto cercando di introiettare e mettere in pratica la capacità di non farmi innervosire troppo o abbattere da chi fa cose che in qualche maniera mi urtano. Praticare la compassione vuol dire prima di tutto capire che siamo tutti un po’ danneggiati, abbiamo le nostre storie, le nostre difficoltà e le nostre manie. Talvolta è necessario entrare in sintonia con le sofferenze degli altri anche senza conoscerne i dettagli perché quello che fanno non sia fonte di rabbia o disperazione per noi. Un esempio da stamane: un bidello, che probabilmente ha qualche difficoltà di cui non so la natura, sembra avere un’aria di blanda reprimanda tutte le volte che tardo un minuto a entrare in classe, nonostante mi sia letteralmente proiettata da una classe due piani più sotto; stamane ce l’aveva perché sono uscita al suono della campanella… Allora ho fatto un respiro e pensato che lo fa perché sente la responsabilità della classe “scoperta” e perché in fondo al suo lavoro tiene. È una cosa piccolissima ma è servita a ricordarmi che quando le persone ti feriscono non lo fanno perché sono cattive. Come non lo sono io quando faccio cose sbagliate. 

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Thanks to everything I’m reading in this period (particularly from The School of Life and in “Taking the Leap” by Pema Chödrön), I’m trying to internalize and put into practice the ability not to get too upset or knocked down by those who do things that somehow bother me. Practising compassion means first and foremost understanding that we are all a bit damaged; we all have our stories, our difficulties, and our quirks. Sometimes it’s necessary to empathise with other people’s suffering even without knowing the details so that what they do isn’t a source of anger or despair for us. An example from this morning: a janitor, who probably has some difficulties I don’t know the nature of, always seems to have an air of mild reproach every time I’m a minute late entering a classroom, even though I’ve literally just darted from a classroom two floors below; this morning he seemed upset because I’d left at the sound of the bell… So I took a breath and thought he does it because he feels responsible for leaving the class unattended and because he takes pride in his work. It’s a tiny thing, but it served to remind me that when people hurt you, they don’t do it because they’re bad. Just as I am not when I do something wrong.