“Come va?” “Ma sì, tutto bene e tu?”
Perché quando qualcuno ti ha appena raccontato di una malattia preoccupante da dover affrontare di nuovo, quando ci si rende conto di avere molte più fortune di tanti altri, quando c’è un po’ di sole, e il lavoro è pesante ma dà anche soddisfazioni, e si può ballare spesso, e si mangia (a volte qualche dolce di troppo) e si dorme (be’… quasi sempre), e ci sono tante cose belle ancora da fare, da vedere e da imparare… cos’altro si può rispondere?
Certo non ci si può soffermate a spiegare che è un periodo intensissimo, pieno di cambiamenti cercati ma anche inaspettati, con momenti di gioia profonda ma anche tante incertezze, con una gran voglia di capire e di capirsi, e con in sottofondo lo sforzo continuo di stare bene davvero, dando una botta definitiva all’autodisprezzo e alla sindrome dell’impostore e mettendo a frutto quella sensibilità e quella vulnerabilità che hanno invece sempre generato ansie e dubbi.
“Come va?” “Ma sì, tutto bene, in fondo”.
******
“How are you doing?” “Oh, fine, and you?”
Because when someone has just told you about a scary illness they have to face again, when you realise you are much luckier than many others, when there’s a bit of sunshine, and work is hard but also rewarding, and you can go dancing when you want, and you eat (sometimes a bit too many sweets) and sleep (well… almost always), and there are still so many beautiful things to do, to see and to learn… what else can you answer?
There certainly is no time to explain that it’s an incredibly intense period, full of sought-after but also unexpected changes, with moments of profound joy but also many uncertainties, with a strong desire to understand and to be understood, and with an ongoing effort to genuinely feel fine, delivering a decisive blow to self-loathing and impostor syndrome and making the most of the sensitivity and vulnerability that have actually always generated anxiety and doubts.
“How are you?” “Oh, fine, all things considered.”